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Vecchie interviste di Fabio !!!!!!!!!!!

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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 17:02 by: merigd




Dopo Italia-Australia:
[...]Però la vera sorpresa è Grosso. Da lui è nata la svolta della partita, quando mancavano sette secondi al supplementare: «È stata l' azione più importante della mia carriera: era un momento delicato, stavamo soffrendo molto e saremmo andati ai supplementari. Non so dove ho trovato la forza per quell' ultima corsa, so soltanto che volevo che quel pallone andasse a Iaquinta, ma ho provato un ultimo dribbling, ho sentito il contatto sulle gambe e sono andato giù. Il fallo di Neill c' era, il rigore ci stava tutto. Sono felice per come è andata e perché in tribuna c' era mia mamma, Loredana; da tanto tempo non assisteva alle mie partite, perché si emoziona troppo.( :cry: ) Stavolta è andata bene( ^_^ )». Con il cuore si vince.
(Fonte:www.corrieredellasera.it)

Grosso «Non valgo Facchetti ma qui voglio vincere»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DORTMUND - Il sorriso di Fabio Grosso alla vigilia della semifinale mondiale è da pellegrino dei secoli bui giunto a Santiago de Compostela dopo un viaggio periglioso a piedi, da vincitore di lotteria con unico biglietto, da popolana appena uscita da una sala parto. «Vorrei vedere voi. Ho 29 anni, e sei anni fa ero valutato ancora 40 milioni. Non di euro, di lire». Giocava nel Teramo, ora giocherà quella che l' austera Frankfurter Allgemeine definisce «la partita da sogno». Tardivo come Toni, anche di più. «Sono stato tra i dilettanti fino a 21 anni. La trafila l' ho fatta a Pescara». Non nel Pescara; nel Renato Curi, squadra amatoriale che prende il nome dal giocatore abruzzese morto nello stadio del Perugia. «Anch' io da Pescara sono arrivato a Perugia, in serie A. Ma la trafila è stata lunga». Dal Renato Curi all' Angolana, allenata dal mister Ortega, mago di provincia, che lo schiera dietro le punte. Lo nota il Chieti, C2. Poi il salto al Teramo, che però lo scarica e lo rivende al Chieti. Vendetta: ai playoff il Chieti di Grosso elimina proprio il Teramo, oltre al Prato, e viene promosso in C1. Grosso fa ancora il trequartista e segna pure undici gol. È allora che arriva Gaucci. «Guai a chi me lo tocca». Latitante a Santo Domingo. «Io gli sarò grato per sempre. È Gaucci che mi ha scoperto. Se non fosse per Gaucci, che mi portò a Perugia e mi lanciò nel grande calcio, non sarei qui», sorride candido Grosso all' uscita degli spogliatoi dello stadio di Dortmund, dove gli azzurri hanno saggiato il terreno dello scontro. Si muovono Prodi e la Merkel per vederlo. Esagerando, il nostro caro Huan Jiangxiang, il telecronista cinese costretto all' autocritica per l' entusiasmo con cui ha commentato il rigore con l' Australia, ha azzardato un paragone sacrilego - «Rigore, rigore, rigore! Grosso ce l' ha fatta! Le anime di Facchetti, di Cabrini, di Maldini si sono infuse in lui!» - che è in realtà segno del declino italiano. «Io non valgo certo Facchetti; però - insiste Grosso - il rigore c' era». L' ha detto anche Huan Jiangxiang, prima di essere punito. «Il rigore era netto. C' era un fallo già prima, ma avevo resistito, perché vedevo la porta. Poi ho fatto il secondo dribbling e...». E ha trovato Neill sdraiato proprio lì davanti. «E ho sentito il contatto sulle gambe. Solo allora sono andato giù. È stata l' azione della vita, non me la potete sporcare. C' era anche mia mamma in tribuna, a vedermi». Poi la mamma è ripartita, ed è arrivata la moglie. Incinta di sette mesi. «Però sta bene, e non ne vuol sapere di restare a casa. Sono gli ultimi giorni che può prendere l' aereo; magari torniamo in macchina insieme da Berlino... Sarà un maschietto, il nome non l' abbiamo ancora deciso». Dopo il Perugia, dove Cosmi l' ha inventato terzino sinistro, il Palermo; dopo Gaucci un altro presidente per così dire discusso, Zamparini. «Sono stati anni meravigliosi. Con Zaccardo, Barzagli e Barone siamo un gruppo molto unito». Grosso, a dire il vero, in nazionale ha preso proprio il posto di Zaccardo, l' unico sinora a fare gol a Buffon. «No, non ne abbiamo parlato. Non ce n' era bisogno». Il Palermo è il sesto club al mondo per numero di giocatori presenti alle semifinali, davanti a Borussia Dortmund e Manchester United, ma lui da Palermo sta per andarsene, all' Inter, per sei milioni e mezzo - di euro, stavolta -. «Ma per il momento non ci penso. Adesso c' è la nazionale. Un clima bellissimo». Anche troppo. In questi giorni il clan azzurro è passato dalla salutare idea di una vittoria possibile a una pericolosa euforia. L' atmosfera è spensierata: quasi tutti hanno le famiglie al seguito, l' altra sera i tre figli di Cannavaro molto temuti dagli albergatori di Düsseldorf e il figlio di Materazzi hanno improvvisato un' Italia-Germania con i coetanei al parco dei cigni, Totti ironizza sulle ironie dei tedeschi su Ilary Blasi («je piacerebbe, ' a moje mia, a questi...»). «Non siamo euforici, siamo contenti - sorride Grosso -. Non era scontato essere qui. All' inizio è stata molto dura. Poi, lasciata l' Italia alle spalle, non c' abbiamo pensato più, ci siamo compattati, abbiamo creduto alla chance di fare un bel Mondiale. Il bello deve ancora arrivare». Bella la Germania? «Loro sono favoriti, certo. E la squalifica di Frings non cambia niente. Però noi siamo una grande squadra, siamo molto uniti...». Più Grosso insiste sull' idea del gruppo, meglio si capisce quanto sia distante dagli altri. Neppure un tatuaggio. Poca Playstation. Persino qualche libro: «Dan Brown e i thriller. Anche i gialli, purché con qualche crimine». L' aria spaesata di chi è qui come per caso, senza una storia da campione, figlio di impiegati alle Poste: il padre abruzzese, la madre romana, che volle partorire nella sua città ma poi seguì il marito a Pescara. Lui in A ha esordito a 25 anni, con il Perugia: prese quattro gol a San Siro dall' Inter. Ora ci tornerà da terzino sinistro nerazzurro, la maglia di Facchetti direbbe Huan Jiangxiang. A Perugia Gaucci lo pagava 150 milioni - di lire - all' anno. Ora Moratti pagherà oltre un milione di euro, ovviamente netti (i calciatori sono insieme con le colf l' unica categoria il cui stipendio è indicato sempre in cifra netta, cui nel caso dei calciatori vanno aggiunti i contributi). «Un piede notevole, mai un pallone sprecato», lo elogia Lippi. La nazionale per lui era cominciata già con Trapattoni, che aveva teorizzato: «Siccome le grandi squadre sono fatte da stranieri, setaccerò la provincia. Sono certo di trovare qualche fiore sotto la neve». Trovò Grosso. Non è detto sia segno di declino.

Cazzullo Aldo
(Fonte:www.corrieredellasera.it)

 
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