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Vecchie interviste di Fabio !!!!!!!!!!!

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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 17:41 by: merigd




(7 luglio 2007) Gazzetta dello Sport
Un anno dopo Grosso gioca per la Francia: sì al Lione

Fabio Grosso se ne va.( :pianto: ) Parte per la Francia, Lione, la città dove si vince sempre. Saluta l' Inter, saluta Mancini, ciao è stato un piacere. Se ne va con un po' di magone, non è andata come doveva andare. Sì, è arrivato da campione del mondo, rigorista dei rigoristi, nuovo Roberto Carlos, pieno di fascino e forse futuro. Bravo, bello e intelligente. Moratti ha trovato l' uomo giusto per la fascia giusta. Quindi? Inevitabile: sarà l' anno dell' Inter. E' stato l' anno più bello della più bella Inter. Ma non l' anno di Fabio Grosso, colpito da sindrome azzurra, depressione post mondiale. Succede quasi a tutti, anche agli emergenti ed emigranti, ai Gattusi e ai neofiti. Fabio è campione del mondo, ha scalato monti e mari, Gaucci e Zamparini, ma si è piantato sulla corsia di sinistra, la mangiaterzini. Qualche dolorino, un acciacco, ripresa della preparazione, altro acciacchino e Maxwell è dietro, brasiliano, incombente, uomo che corre, mangia la strada e si prende tutta la fascia. QUEGLI OCCHI Nell' Inter di Grosso c' è Maxwell e c' è, soprattutto, Mancini. Il feeling fra il terzino campione del mondo e l' allenatore aspirante campione d' Italia pare non sia straordinario. Anzi. I due non si lumano. Un giorno Grosso segna un gol al Palermo (sua ex) poi corre e incrocia Mancini. Si guardano non benissimo e gli occhi di Fabio non sono felici come quelli di Berlino dopo il rigore numero cinque. Adesso si dice: parabola discendente. Poi si dice anche: è stato, sì, sfortunato, ma pure sopravvalutato. Il Lione, sei scudetti consecutivi, lo prende e gli assegna il posto di Eric Abidal. Il terzino che Fabio aveva incontrato in finale a Berlino. Il titolare della corsia sinistra della Francia va a Barcellona. E cosa fa il Lione sbranascudetti? Prende (per i francesi) il meglio del meglio: il terzino campione del mondo. E lo valuta sette milioni e l' Inter, che lo aveva pagato cinque e cinque, ci guadagna. C' est la vie, Fabiò. Alain Perrin, il nuovo tecnico, lo saluta così: «Il suo arrivo è un' ottima cosa. Speravo di trattenere Abidal, in Francia non c' è un sostituto. Quando si è presentata l' opportunità di far firmare Grosso non abbiamo avuto esitazione. E' forte e in più parla francese, questo è molto importante per la difesa». GRANDE MAGIA Grosso, come Zambrotta e Cannavaro, lascia l' Italia. Inventato dall' Italia azzurra, cerca l' ultima conferma fuori dall' Italia nerazzurra. Fabio Grosso parte e resta attaccato a Lippi. Su Sportweek, in edicola oggi, Candidò Cannavò intervista Lippi nel primo compleanno da campione del mondo. Domanda: Marcello, tra i tanti paradossi di quell' avventura c' è anche la designazione di Grosso per l' ultimo rigore. Risposta: caro amico, questo è l' atto estremo della grande magia. In quel sogno che stavamo vivendo Grosso era l' uomo degli ultimissimi minuti. Si era procurato il discusso rigore al 94' con l' Australia, aveva segnato contro la Germania nel secondo tempo supplementare. A chi, dunque, se non a lui quel tiro che fece impazzire l' Italia? Poi Lippi dedica un mini-pensiero ai suoi ragazzi e dice di Grosso: in lui c' era sempre la felice soluzione del giallo. NONNA ITALIA E a un anno di distanza tutto sembra logico, chiaro, persino elementare. La grande magia, scrive Cannavò, è ancora viva. Ma quel Grosso è rimasto dentro la magia. La Fifa aveva inserito il gol di Fabio alla Germania nel super elenco dei primi cinque di sempre. E Fabio, con gli occhi sbarrati, aveva sussurrato: pensa, non ne battevo uno da cinque anni... Fabio poi dirà: sai chi era più felice quel giorno? La mia nonna, che si chiama Italia.Felici quel giorno, il 9 luglio, sono anche tutti gli altri italiani. I tifosi, il popolo, i giocatori, i preparatori, Serse Cosmi che lo ha ricostruito e rilanciato. Fabio nasce a centrocampo, o da quelle parti. Serse con il suo vocione da doppiatore di cartoni animati gli dice: «Se giochi così, non vai da nessuna parte». E lo arretra, lo «posiziona», gli dà un ruolo e una «dignità tattica». In serie A con il Perugia. E' il 2001, Fabio ha già 24 anni ed esperienze di «categoria». Comincia nella «Renato Curi» e lo prende il Chieti in C2. Ricorda Antonio Buccilli, il presidente: «Aveva 21 anni e non lo voleva nessuno. Ho dovuto litigare per tenerlo». Va a Teramo, ma per Roberto Pruzzo non è «all' altezza della C2». Via, a Chieti. A 22 anni, le prospettive sono magre. Fabio racconterà: «Mi divertivo, era un hobby, frequentavo Scienze Politiche a Teramo, avevo dato un paio di esami». Papà Tonino e mamma Loredana, impiegati alle Poste, lo lasciavano fare. «I figli scelgono la loro strada». CALORE PALERMO Poi il Perugia, l' intuizione (come Lippi) di Serse Cosmi. Cambio ruolo, debutto in serie A. Dove? A Milano, contro l' Inter. Pensa, la vita. Contro l' Inter Fabio non gioca malissimo. Perde malissimo (4-1), ma colpisce un palo nel finale, poi (91' ) è cacciato per un fallo su Kallon. Un po' di confusione, ma in serie A ci era arrivato. Scrive la Gazzetta il giorno dopo: «Complimenti a Cosmi, capace di ripresentare una squadra con giocatori sconosciuti, da Grosso a Samereh...». Poi il Palermo. Prima in B, ma con il vulcano Zampa in eruzione. Dice Grosso: «Anni indimenticabili, grande calore, soddisfazione. A volte è difficile, si pretende un po' troppo». Ma Palermo, con Grosso e gli altri, arriva in Europa. Fabio sale sulla più grande cima del calcio e poi scende a Milano. Una fermata, una sola tappa. Fai i suoi conti con Jessica (laureata in matematica) e sceglie la via francese. Riparte, nel suo primo compleanno da campione del mondo.
Bovolenta Germano

(9 gennaio 2002) Gazzetta dello Sport
Grosso a Perugia tra favola e realtà «Il gol e la stima di Gaucci: un sogno»


L' EMERGENTE Grosso a Perugia tra favola e realtà «Il gol e la stima di Gaucci: un sogno» Vive dentro la sua storia, tra favola e realtà. Replay di 24 ore di gloria: punizioni sul primo palo (un gol), assist ai compagni (due gol), stupori personali e complimenti dalla serie A. Quelli del suo presidente Luciano Gaucci, innanzitutto. Ma Fabio Grosso, il nuovo emergente esterno sinistro del Perugia, dopo le imprese di Mirko Pieri (ora all' Udinese) della scorsa stagione, è pronto a tornare in panchina e continuerà a considerare i suoi 150 milioni all' anno (per 3 anni) uno stipendio eccezionale. Cronache di un altro scoop calcistico firmato Perugia, perché la vicenda sportiva del terzino di Pescara, acquistato in estate a zero lire dal Chieti appena promosso in C1, è un' altra scommessa vinta. Povera Fiorentina: due assist per i gol di Vryzas e Di Loreto e poi il capolavoro su punizione: «Ho visto la distanza giusta tra Manninger e il palo, avrei potuto mettere il pallone al centro dell' area e invece ho seguito l' istinto...». Primo gol in serie A, con incoscienza. Ma il nuovo talento lanciato da Serse Cosmi era già titolare alla prima giornata di campionato. Se lo era meritato: a Valladolid, durante il tour precampionato degli umbri in Spagna, ricordano ancora quel gol su punizione sotto la traversa che poi è il prologo alla prodezza di Firenze. Ebbene, gioca. Dalle sfide con Castelnuovo Garfagnana e Castel San Pietro alla Scala del calcio, contro l' Inter, il 26 agosto scorso. Minuto 89, succede tutto in pochi secondi. Si lancia all' attacco, Grosso, e colpisce il palo di destro (lui mancino) ma, sul capovolgimento, atterra in area lo scatenato Kallon: rigore ed espulsione. Finisce 4-1 e Grosso, non per colpa sua, perde il posto. Aveva giocato bene ma Cosmi, nel porto di mare che era la sua squadra a inizio stagione, preferisce affidarsi al più esperto Milanese. E lui, figurarsi, non si perde d' animo. Fino a quando, approfittando della squalifica del titolare, non si riprende il tempo perduto, correndo a cento all' ora sulla fascia sinistra del Franchi. «Mi sembra un sogno - dice -. Ma, credetemi, per me la cosa più importante è che il Perugia abbia vinto e stia meglio in classifica». A 25 anni, ricorda facilmente com' è iniziata la storia. «Ho cominciato nel Renato Curi di Pescara, tutta la trafila giovanile e poi la prima squadra tra i dilettanti. Devo dire grazie al mio maestro Di Mascio, ora allenatore della Primavera del Pescara». Che vanta un altro pezzo pregiato di quel vivaio: Ruscitti. Poi Fabio Grosso va all' Angolana di Ortega (oggi tecnico della Fermana) nei dilettanti fino al gennaio ' 98, quando lo acquista il Chieti (eterno rivale della sua città), C2. Passa la stagione successiva al Teramo che non crede nè in lui nè in Bellè (oggi all' Ancona) e ritorna nel Chieti, in cui nell' ultimo campionato vince i playoff contro Prato e Teramo e approda in C1. Undici gol in tutto, da trequartista. Il resto della storia è una rapida trasformazione tattica e il tifo personale di Gaucci che, tra qualche mese, magari, lo rivenderà a 5 miliardi. «Mi ha fatto tanto piacere la sua telefonata - ammette -. Mi ha detto di continuare così. In estate mi aveva proposto un contratto di 5 anni, ma poi di comune accordo abbiamo preferito limitarci a 3. Nel Perugia sono diventato un esterno, ho davanti un orizzonte nuovo». E ora tocca a Cosmi: vallo a raccontare a Milanese... Alessio D' Urso Nato a Roma nel ' 77 Gli inizi a Pescara Fabio Grosso, centrocampista del Perugia, è nato a Roma il 23 gennaio del ' 77. Ha esordito in serie A il 26 agosto scorso nella sfida persa 4-1 a San Siro contro l' Inter. Vanta 8 presenze e 1 gol (alla Fiorentina). L' esterno ha iniziato la carriera nel vivaio del Renato Curi di Pescara (Dilettanti), passando poi alla prima squadra. Ha giocato anche con Angolana e con Chieti e Teramo in C2.
D' Urso Alessio


La metamorfosi di Grosso il signor nessuno che è diventato Cabrini
di Riccardo Signori

Chissà cosa avrà pensato e sentito? Avrà davvero visto tutto, come dice la sua mamma? La signora Jessica garantisce: «Quando nascerà, in settembre, non dovrò raccontargli nulla: ha visto e sentito tutto». Il bambino sta nel pancione di Jessica Repetto, moglie di Fabio Grosso, quel ragazzo dal sinistro incantato. Mentre papà segnava un gol che non si sarebbe mai sognato, loro stavano lassù sulla tribuna di Dortmund. Lei abbracciata alla confraternita delle signore d’Italia, un po’ nervosa, un po’ eccitata, con il bimbo che allungava i calcetti per dirle: o stai ferma o mi fai capire.
Chi ricorda i tempi eroici di Sampdoria e Pescara (dove giocava suo padre) avrà capito che Jessica è una che nel calcio c’è nata e deve proprio trovarsi bene se ha sposato un calciatore. Ma un’avventura così, quando mai l’avrebbe immaginata. Avanti e indietro per gli stadi di Germania a scortare il marito e l’idea di vederlo vincere: lui così taciturno e un po’ intimidito. Ed ora il più amato dagli italiani. La signora si è negata solo le due partite di Kaiserslautern. «Troppo faticoso arrivarci col pancione», ha raccontato. Ma si dev’essere pentita mica poco quando, in tv, ha visto il marito infilarsi in area e finir per terra contro gli australiani con tanto di rigore che ha spedito l’Italia in semifinale. Cosa ci siamo persi, avrà detto al bambino suo. Invece la sorte ha voluto compensare la famigliola. Grosso si è fatto sempre più Cabrini e sempre meno recluta. Contro gli australiani aveva acceso la fiammella della sua personalità, contro i tedeschi ha illuminato il cammino della storia azzurra dell’ultima decade.
Talvolta il destino sceglie i suoi eroi e questo ragazzo sta a pennello nella parte. Era nato per sopravvivere nel calcio, era nato per sopravvivere allo scetticismo generale in questa nazionale: pareva che la maglia gli fosse troppo larga, il mondiale una storia più grande di lui. Ora se la gode. Fra silenzi e toni bassi. Figlio dell’Italia dei semplici: papà abruzzese e mamma romana, entrambi impiegati alle poste, lui nato a Roma ventotto anni fa perché così voleva la mamma. Le mamme hanno sempre diritto di parola in queste cose ed anche Jessica ha deciso di far nascere il bimbo a Pescara, nei pressi di quella spiaggia, il Bagno Venere, dove lei e lui si sono conosciuti. Sembra una vita fa. Grosso quattro anni fa non aveva più di 40 milioni in banca, il primo stipendio da professionista sembrava una miniera d’oro: 150 milioni di lire. Ed, invece, adesso... la settimana prossima comincerà a contare i due milioni di euro che Moratti e l’Inter gli passeranno come stipendio.
La sua storia è come un fiore che sboccia: dapprima un po’ nascosta, racchiusa in un bocciolo finché qualcuno non lo annaffia, magari lo trapianta. Così è stato: quel giocare prima nella squadra dilettantistica intitolata a Renato Curi, poi i tre anni in serie C2 tra Chieti e Teramo, infine l’approdo a Perugia. Lo ha scoperto Luciano «Boom Boom» Gaucci, un tipo eccessivo in tutto, ma con occhio fino. Grosso non finisce mai di dirgli grazie. «Gli sarò sempre grato, sennò chissà dove sarei adesso». Lo ha svezzato Serse Cosmi che, tra un gorgoglio rauco e un rimbrotto, si è chiesto perché mai quel ragazzo dovesse giocare da trequartista. Prova sulla fascia. E il Cabrini del 2000 prese forma. Con il Perugia ha segnato un discreto gruzzolo di gol (otto) perché il piede è niente male. A Palermo, in circa 90 partite tra serie A e B, ne ha realizzati solo due, uno per serie. Ora si è risvegliato. L’Inter è entrata nella sua vita subito, esordio in A col Perugia a San Siro e bella scoppola: 4-1. È stato solo un arrivederci. Ora Moratti lo ha pagato 6,5 milioni di euro. Ieri giornalisti spagnoli e d’altre parti chiedevano: «Ma questo Grosso chi è?». Forse non lo sapevamo neppure noi. C’è mancata la risposta, che più tardi è arrivata da lui: «Uno che ha atteso tutta una vita per vivere una serata così». ( :wub: )
(Fonte: www.ilgiornale.it)
 
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