Fabio Grosso fans FAMILY

Vecchie interviste di Fabio !!!!!!!!!!!

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k1tty93
view post Posted on 2/11/2008, 23:34




sempre risalente al periodo dei mondiali

GROSSO, RIPOSO E FELICITÀ
«Mi sono visto sui giornali, un sogno»


DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DUSSELDORF - Non c' è più una bandiera in giro. La Germania si sveglia e il Mondiale, di colpo, sembra finito. La gente va a lavorare e quasi preferisce parlare d' altro, la finalina per il terzo posto è una sottile beffa che graffia il cuore di chi si era convinto di poter sollevare la coppa. Gonfiano il petto soltanto i nostri immigrati, camerieri e gelatai, come ci hanno definiti i giornali tedeschi. Per noi il Mondiale comincia adesso, anzi è iniziato martedì notte nel ritiro azzurro, sulla strada tra Düsseldorf e Duisburg, il piccolo tempio dove si è consumata la festa per la vittoria contro Ballack e Klose. Tutti a cena insieme, con le famiglie e gli amici, baldoria contenuta sino alle quattro e una torta tirata fuori a sorpresa per il compleanno di Gilardino. Fuori la festa, cinquemila tifosi entusiasti, che cantavano, ballavano e intonavano cori sotto il controllo della polizia. Bandiere, striscioni, fumogeni: non è mancato niente nella notte indimenticabile degli italiani di Germania. Per molti di loro, quella di Dortmund è stata la vera finale. Lippi ha cenato con Simonetta e i due figli, Davide e Stefania, Del Piero non ha lasciato neppure un istante la moglie Sonia, particolarmente felice per la prodezza del marito: «Ma non è una rivincita», ha spiegato a più riprese con addosso la maglia numero 7 del suo Alex. La rivincita è l' emozione di una notte così. E ora Berlino, lo stadio della finale. Prima però una giornata di vacanza. Meritata. Lo stakanovista Lippi ha dormito soltanto due ore, dopo avere rivisto la partita, supplementari compresi. I giocatori, invece, hanno staccato la spina. Soprattutto Fabio Grosso, il piccolo eroe del gruppo: 22 partite in nazionale, 2 gol, uno in Germania contro la Germania nello stadio di Dortmund, dove i tedeschi mai avevano perso una partita. Se l' Italia ha centrato la finale e proverà a vincere il suo quarto Mondiale, il merito è anche di questo difensore taciturno che era stato accolto con un po' di scetticismo. «Fabio è un tipo che nelle difficoltà dà il meglio. È determinato, generoso, e non molla mai», dice Jessica, sua compagna da otto anni, moglie da due, con un pancione che mostra orgogliosa. «Nascerà a settembre e sarà un maschietto. Il nome? Non lo diciamo, per scaramanzia». Lo chiameranno Filippo, anche se martedì notte nell' euforia avranno pensato di cambiare e scegliere Marcello. Perché se Cetteo Di Mascio è quello che Grosso lo ha scoperto e Serse Cosmi quello che lo ha trasformato da centrocampista in difensore, è stato Lippi a consolidarne la carriera azzurra e a trasformare un sogno in realtà. Fabio, l' eroe normale, il ragazzo della porta accanto, stenta a rendersi conto di quello che ha combinato. Ma anche dopo averci dormito (poco) su, stenta a rendersi conto della favola che sta vivendo: «Ho visto la foto con la mia faccia stravolta sui giornali e ancora non riesco a pensare a quello che ho fatto. Una serata così l' aspetti tutta la vita. Sono emozionato, cercate di capirmi. Ho sempre creduto alla possibilità che l' Italia centrasse la finale, ma non mi sarei immaginato che l' emozione sarebbe stata così grande» .(...)

Bocci Alessandro

fonte: Corriere della Sera


ma quant'è dolce !!!!!!!!!!!!! wow allora lui e sua moglie stanno insieme da 10 anni !!!!!!!!!!!! a trovarlo un ragazzo così :wub:
 
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merigd
view post Posted on 3/11/2008, 15:14




sempre il migliore! :wub: :wub:
 
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giu_max
view post Posted on 3/11/2008, 16:42




straquoto! :wub:
 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 16:37




Cosmi: «Quel mio Perugia che sfornava tanti azzurri»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DUISBURG - Manlio Scopigno, ai tempi di Messico ' 70, disse che in vita sua non avrebbe mai pensato di vedere un giorno Niccolai in Mondovisione. Serse Cosmi, a proposito del suo ex allievo Fabio Grosso, non la pensa come il filosofo del grande Cagliari per un semplice motivo: il Perugia suo e della famiglia Gaucci è sempre stato un laboratorio che viveva di esperimenti al limite del possibile, il primo dei quali fu proprio il tecnico. «Il resto, poi, fa parte del calcio e della vita: ti capita l' occasione imprevista, tu la sai sfruttare e tutto cambia». Com' era Grosso quando arrivò al Perugia nel 2001? «Anzitutto era un trequartista. Il piede era già quello di adesso, però gli mancavano le doti dinamiche e di velocità che quel ruolo richiede». Così gli ha cambiato ruolo. «Il primo a capire le potenzialità di Fabio fu il mio vice Mario Palazzi, che ha sempre avuto una sensibilità calcistica particolare. Poi, la necessità ha fatto il resto». In che senso? «Avevamo appena venduto all' Udinese Pieri, altro dei nostri esperimenti riusciti che avevamo prelevato in Interregionale. Il ruolo scoperto e l' intuizione di Palazzi hanno trasformato Fabio in un terzino». Un' invenzione epocale. «Lui è stato bravissimo a imparare la fase difensiva. Poi, con il tempo, ha preso consapevolezza del nuovo ruolo e ha capito le sue enormi potenzialità». Le sue qualità migliori? «A parte quelle tecniche, la volontà e l' applicazione. Fabio non è certo un presuntuoso, ma ha grande personalità e convinzione nei propri mezzi». Insieme a Grosso in questa nazionale ci sono Materazzi (che lei ha avuto) e Gattuso: tutti passati dal Perugia di Gaucci. «Mi fa piacere che lo si ricordi. Quel Perugia, di cui si parla spesso come di un fenomeno pittoresco, creò invece grandi giocatori dal nulla: penso a Liverani, dalla C alla nazionale; o, perché no?, al coreano Ahn, che ci eliminò in Corea nel 2002...». La morale di tutto ciò? «Con una battuta, potrei dire che si rivaluta la serie C in un periodo in cui viene vista come una maledizione...». Che emozione è stata per lei l' altra sera? «Enorme. Come lo era stato il gol di Materazzi alla Repubblica Ceca. È una gioia non soltanto professionale per un lavoro collettivo che si realizza, ma anche la grande soddisfazione per il successo di ragazzi in gamba». Adesso paragonano Grosso ai grandi terzini azzurri. «Questo forse è troppo. Fabio non è più giovanissimo ed è approdato tardi al grande calcio. Facchetti, Cabrini e Maldini, all' e tà in cui Grosso giocava ancora nel Renato Curi nei Dilettanti, erano già sbocciati come titolari in grandi squadre e avevano centrato traguardi importanti. Però una cosa va detta». Quale? «Chi conosce bene Fabio, come me, sa che il gol alla Germania non è casuale. Lui quelle cose le sa fare da sempre».( :swoot: )

Pasini Alessandro
(Fonte: www.corrieredellasera.it)
Serse Cosmi è un grande!

 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 17:02




Dopo Italia-Australia:
[...]Però la vera sorpresa è Grosso. Da lui è nata la svolta della partita, quando mancavano sette secondi al supplementare: «È stata l' azione più importante della mia carriera: era un momento delicato, stavamo soffrendo molto e saremmo andati ai supplementari. Non so dove ho trovato la forza per quell' ultima corsa, so soltanto che volevo che quel pallone andasse a Iaquinta, ma ho provato un ultimo dribbling, ho sentito il contatto sulle gambe e sono andato giù. Il fallo di Neill c' era, il rigore ci stava tutto. Sono felice per come è andata e perché in tribuna c' era mia mamma, Loredana; da tanto tempo non assisteva alle mie partite, perché si emoziona troppo.( :cry: ) Stavolta è andata bene( ^_^ )». Con il cuore si vince.
(Fonte:www.corrieredellasera.it)

Grosso «Non valgo Facchetti ma qui voglio vincere»

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DORTMUND - Il sorriso di Fabio Grosso alla vigilia della semifinale mondiale è da pellegrino dei secoli bui giunto a Santiago de Compostela dopo un viaggio periglioso a piedi, da vincitore di lotteria con unico biglietto, da popolana appena uscita da una sala parto. «Vorrei vedere voi. Ho 29 anni, e sei anni fa ero valutato ancora 40 milioni. Non di euro, di lire». Giocava nel Teramo, ora giocherà quella che l' austera Frankfurter Allgemeine definisce «la partita da sogno». Tardivo come Toni, anche di più. «Sono stato tra i dilettanti fino a 21 anni. La trafila l' ho fatta a Pescara». Non nel Pescara; nel Renato Curi, squadra amatoriale che prende il nome dal giocatore abruzzese morto nello stadio del Perugia. «Anch' io da Pescara sono arrivato a Perugia, in serie A. Ma la trafila è stata lunga». Dal Renato Curi all' Angolana, allenata dal mister Ortega, mago di provincia, che lo schiera dietro le punte. Lo nota il Chieti, C2. Poi il salto al Teramo, che però lo scarica e lo rivende al Chieti. Vendetta: ai playoff il Chieti di Grosso elimina proprio il Teramo, oltre al Prato, e viene promosso in C1. Grosso fa ancora il trequartista e segna pure undici gol. È allora che arriva Gaucci. «Guai a chi me lo tocca». Latitante a Santo Domingo. «Io gli sarò grato per sempre. È Gaucci che mi ha scoperto. Se non fosse per Gaucci, che mi portò a Perugia e mi lanciò nel grande calcio, non sarei qui», sorride candido Grosso all' uscita degli spogliatoi dello stadio di Dortmund, dove gli azzurri hanno saggiato il terreno dello scontro. Si muovono Prodi e la Merkel per vederlo. Esagerando, il nostro caro Huan Jiangxiang, il telecronista cinese costretto all' autocritica per l' entusiasmo con cui ha commentato il rigore con l' Australia, ha azzardato un paragone sacrilego - «Rigore, rigore, rigore! Grosso ce l' ha fatta! Le anime di Facchetti, di Cabrini, di Maldini si sono infuse in lui!» - che è in realtà segno del declino italiano. «Io non valgo certo Facchetti; però - insiste Grosso - il rigore c' era». L' ha detto anche Huan Jiangxiang, prima di essere punito. «Il rigore era netto. C' era un fallo già prima, ma avevo resistito, perché vedevo la porta. Poi ho fatto il secondo dribbling e...». E ha trovato Neill sdraiato proprio lì davanti. «E ho sentito il contatto sulle gambe. Solo allora sono andato giù. È stata l' azione della vita, non me la potete sporcare. C' era anche mia mamma in tribuna, a vedermi». Poi la mamma è ripartita, ed è arrivata la moglie. Incinta di sette mesi. «Però sta bene, e non ne vuol sapere di restare a casa. Sono gli ultimi giorni che può prendere l' aereo; magari torniamo in macchina insieme da Berlino... Sarà un maschietto, il nome non l' abbiamo ancora deciso». Dopo il Perugia, dove Cosmi l' ha inventato terzino sinistro, il Palermo; dopo Gaucci un altro presidente per così dire discusso, Zamparini. «Sono stati anni meravigliosi. Con Zaccardo, Barzagli e Barone siamo un gruppo molto unito». Grosso, a dire il vero, in nazionale ha preso proprio il posto di Zaccardo, l' unico sinora a fare gol a Buffon. «No, non ne abbiamo parlato. Non ce n' era bisogno». Il Palermo è il sesto club al mondo per numero di giocatori presenti alle semifinali, davanti a Borussia Dortmund e Manchester United, ma lui da Palermo sta per andarsene, all' Inter, per sei milioni e mezzo - di euro, stavolta -. «Ma per il momento non ci penso. Adesso c' è la nazionale. Un clima bellissimo». Anche troppo. In questi giorni il clan azzurro è passato dalla salutare idea di una vittoria possibile a una pericolosa euforia. L' atmosfera è spensierata: quasi tutti hanno le famiglie al seguito, l' altra sera i tre figli di Cannavaro molto temuti dagli albergatori di Düsseldorf e il figlio di Materazzi hanno improvvisato un' Italia-Germania con i coetanei al parco dei cigni, Totti ironizza sulle ironie dei tedeschi su Ilary Blasi («je piacerebbe, ' a moje mia, a questi...»). «Non siamo euforici, siamo contenti - sorride Grosso -. Non era scontato essere qui. All' inizio è stata molto dura. Poi, lasciata l' Italia alle spalle, non c' abbiamo pensato più, ci siamo compattati, abbiamo creduto alla chance di fare un bel Mondiale. Il bello deve ancora arrivare». Bella la Germania? «Loro sono favoriti, certo. E la squalifica di Frings non cambia niente. Però noi siamo una grande squadra, siamo molto uniti...». Più Grosso insiste sull' idea del gruppo, meglio si capisce quanto sia distante dagli altri. Neppure un tatuaggio. Poca Playstation. Persino qualche libro: «Dan Brown e i thriller. Anche i gialli, purché con qualche crimine». L' aria spaesata di chi è qui come per caso, senza una storia da campione, figlio di impiegati alle Poste: il padre abruzzese, la madre romana, che volle partorire nella sua città ma poi seguì il marito a Pescara. Lui in A ha esordito a 25 anni, con il Perugia: prese quattro gol a San Siro dall' Inter. Ora ci tornerà da terzino sinistro nerazzurro, la maglia di Facchetti direbbe Huan Jiangxiang. A Perugia Gaucci lo pagava 150 milioni - di lire - all' anno. Ora Moratti pagherà oltre un milione di euro, ovviamente netti (i calciatori sono insieme con le colf l' unica categoria il cui stipendio è indicato sempre in cifra netta, cui nel caso dei calciatori vanno aggiunti i contributi). «Un piede notevole, mai un pallone sprecato», lo elogia Lippi. La nazionale per lui era cominciata già con Trapattoni, che aveva teorizzato: «Siccome le grandi squadre sono fatte da stranieri, setaccerò la provincia. Sono certo di trovare qualche fiore sotto la neve». Trovò Grosso. Non è detto sia segno di declino.

Cazzullo Aldo
(Fonte:www.corrieredellasera.it)

 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 17:41




(7 luglio 2007) Gazzetta dello Sport
Un anno dopo Grosso gioca per la Francia: sì al Lione

Fabio Grosso se ne va.( :pianto: ) Parte per la Francia, Lione, la città dove si vince sempre. Saluta l' Inter, saluta Mancini, ciao è stato un piacere. Se ne va con un po' di magone, non è andata come doveva andare. Sì, è arrivato da campione del mondo, rigorista dei rigoristi, nuovo Roberto Carlos, pieno di fascino e forse futuro. Bravo, bello e intelligente. Moratti ha trovato l' uomo giusto per la fascia giusta. Quindi? Inevitabile: sarà l' anno dell' Inter. E' stato l' anno più bello della più bella Inter. Ma non l' anno di Fabio Grosso, colpito da sindrome azzurra, depressione post mondiale. Succede quasi a tutti, anche agli emergenti ed emigranti, ai Gattusi e ai neofiti. Fabio è campione del mondo, ha scalato monti e mari, Gaucci e Zamparini, ma si è piantato sulla corsia di sinistra, la mangiaterzini. Qualche dolorino, un acciacco, ripresa della preparazione, altro acciacchino e Maxwell è dietro, brasiliano, incombente, uomo che corre, mangia la strada e si prende tutta la fascia. QUEGLI OCCHI Nell' Inter di Grosso c' è Maxwell e c' è, soprattutto, Mancini. Il feeling fra il terzino campione del mondo e l' allenatore aspirante campione d' Italia pare non sia straordinario. Anzi. I due non si lumano. Un giorno Grosso segna un gol al Palermo (sua ex) poi corre e incrocia Mancini. Si guardano non benissimo e gli occhi di Fabio non sono felici come quelli di Berlino dopo il rigore numero cinque. Adesso si dice: parabola discendente. Poi si dice anche: è stato, sì, sfortunato, ma pure sopravvalutato. Il Lione, sei scudetti consecutivi, lo prende e gli assegna il posto di Eric Abidal. Il terzino che Fabio aveva incontrato in finale a Berlino. Il titolare della corsia sinistra della Francia va a Barcellona. E cosa fa il Lione sbranascudetti? Prende (per i francesi) il meglio del meglio: il terzino campione del mondo. E lo valuta sette milioni e l' Inter, che lo aveva pagato cinque e cinque, ci guadagna. C' est la vie, Fabiò. Alain Perrin, il nuovo tecnico, lo saluta così: «Il suo arrivo è un' ottima cosa. Speravo di trattenere Abidal, in Francia non c' è un sostituto. Quando si è presentata l' opportunità di far firmare Grosso non abbiamo avuto esitazione. E' forte e in più parla francese, questo è molto importante per la difesa». GRANDE MAGIA Grosso, come Zambrotta e Cannavaro, lascia l' Italia. Inventato dall' Italia azzurra, cerca l' ultima conferma fuori dall' Italia nerazzurra. Fabio Grosso parte e resta attaccato a Lippi. Su Sportweek, in edicola oggi, Candidò Cannavò intervista Lippi nel primo compleanno da campione del mondo. Domanda: Marcello, tra i tanti paradossi di quell' avventura c' è anche la designazione di Grosso per l' ultimo rigore. Risposta: caro amico, questo è l' atto estremo della grande magia. In quel sogno che stavamo vivendo Grosso era l' uomo degli ultimissimi minuti. Si era procurato il discusso rigore al 94' con l' Australia, aveva segnato contro la Germania nel secondo tempo supplementare. A chi, dunque, se non a lui quel tiro che fece impazzire l' Italia? Poi Lippi dedica un mini-pensiero ai suoi ragazzi e dice di Grosso: in lui c' era sempre la felice soluzione del giallo. NONNA ITALIA E a un anno di distanza tutto sembra logico, chiaro, persino elementare. La grande magia, scrive Cannavò, è ancora viva. Ma quel Grosso è rimasto dentro la magia. La Fifa aveva inserito il gol di Fabio alla Germania nel super elenco dei primi cinque di sempre. E Fabio, con gli occhi sbarrati, aveva sussurrato: pensa, non ne battevo uno da cinque anni... Fabio poi dirà: sai chi era più felice quel giorno? La mia nonna, che si chiama Italia.Felici quel giorno, il 9 luglio, sono anche tutti gli altri italiani. I tifosi, il popolo, i giocatori, i preparatori, Serse Cosmi che lo ha ricostruito e rilanciato. Fabio nasce a centrocampo, o da quelle parti. Serse con il suo vocione da doppiatore di cartoni animati gli dice: «Se giochi così, non vai da nessuna parte». E lo arretra, lo «posiziona», gli dà un ruolo e una «dignità tattica». In serie A con il Perugia. E' il 2001, Fabio ha già 24 anni ed esperienze di «categoria». Comincia nella «Renato Curi» e lo prende il Chieti in C2. Ricorda Antonio Buccilli, il presidente: «Aveva 21 anni e non lo voleva nessuno. Ho dovuto litigare per tenerlo». Va a Teramo, ma per Roberto Pruzzo non è «all' altezza della C2». Via, a Chieti. A 22 anni, le prospettive sono magre. Fabio racconterà: «Mi divertivo, era un hobby, frequentavo Scienze Politiche a Teramo, avevo dato un paio di esami». Papà Tonino e mamma Loredana, impiegati alle Poste, lo lasciavano fare. «I figli scelgono la loro strada». CALORE PALERMO Poi il Perugia, l' intuizione (come Lippi) di Serse Cosmi. Cambio ruolo, debutto in serie A. Dove? A Milano, contro l' Inter. Pensa, la vita. Contro l' Inter Fabio non gioca malissimo. Perde malissimo (4-1), ma colpisce un palo nel finale, poi (91' ) è cacciato per un fallo su Kallon. Un po' di confusione, ma in serie A ci era arrivato. Scrive la Gazzetta il giorno dopo: «Complimenti a Cosmi, capace di ripresentare una squadra con giocatori sconosciuti, da Grosso a Samereh...». Poi il Palermo. Prima in B, ma con il vulcano Zampa in eruzione. Dice Grosso: «Anni indimenticabili, grande calore, soddisfazione. A volte è difficile, si pretende un po' troppo». Ma Palermo, con Grosso e gli altri, arriva in Europa. Fabio sale sulla più grande cima del calcio e poi scende a Milano. Una fermata, una sola tappa. Fai i suoi conti con Jessica (laureata in matematica) e sceglie la via francese. Riparte, nel suo primo compleanno da campione del mondo.
Bovolenta Germano

(9 gennaio 2002) Gazzetta dello Sport
Grosso a Perugia tra favola e realtà «Il gol e la stima di Gaucci: un sogno»


L' EMERGENTE Grosso a Perugia tra favola e realtà «Il gol e la stima di Gaucci: un sogno» Vive dentro la sua storia, tra favola e realtà. Replay di 24 ore di gloria: punizioni sul primo palo (un gol), assist ai compagni (due gol), stupori personali e complimenti dalla serie A. Quelli del suo presidente Luciano Gaucci, innanzitutto. Ma Fabio Grosso, il nuovo emergente esterno sinistro del Perugia, dopo le imprese di Mirko Pieri (ora all' Udinese) della scorsa stagione, è pronto a tornare in panchina e continuerà a considerare i suoi 150 milioni all' anno (per 3 anni) uno stipendio eccezionale. Cronache di un altro scoop calcistico firmato Perugia, perché la vicenda sportiva del terzino di Pescara, acquistato in estate a zero lire dal Chieti appena promosso in C1, è un' altra scommessa vinta. Povera Fiorentina: due assist per i gol di Vryzas e Di Loreto e poi il capolavoro su punizione: «Ho visto la distanza giusta tra Manninger e il palo, avrei potuto mettere il pallone al centro dell' area e invece ho seguito l' istinto...». Primo gol in serie A, con incoscienza. Ma il nuovo talento lanciato da Serse Cosmi era già titolare alla prima giornata di campionato. Se lo era meritato: a Valladolid, durante il tour precampionato degli umbri in Spagna, ricordano ancora quel gol su punizione sotto la traversa che poi è il prologo alla prodezza di Firenze. Ebbene, gioca. Dalle sfide con Castelnuovo Garfagnana e Castel San Pietro alla Scala del calcio, contro l' Inter, il 26 agosto scorso. Minuto 89, succede tutto in pochi secondi. Si lancia all' attacco, Grosso, e colpisce il palo di destro (lui mancino) ma, sul capovolgimento, atterra in area lo scatenato Kallon: rigore ed espulsione. Finisce 4-1 e Grosso, non per colpa sua, perde il posto. Aveva giocato bene ma Cosmi, nel porto di mare che era la sua squadra a inizio stagione, preferisce affidarsi al più esperto Milanese. E lui, figurarsi, non si perde d' animo. Fino a quando, approfittando della squalifica del titolare, non si riprende il tempo perduto, correndo a cento all' ora sulla fascia sinistra del Franchi. «Mi sembra un sogno - dice -. Ma, credetemi, per me la cosa più importante è che il Perugia abbia vinto e stia meglio in classifica». A 25 anni, ricorda facilmente com' è iniziata la storia. «Ho cominciato nel Renato Curi di Pescara, tutta la trafila giovanile e poi la prima squadra tra i dilettanti. Devo dire grazie al mio maestro Di Mascio, ora allenatore della Primavera del Pescara». Che vanta un altro pezzo pregiato di quel vivaio: Ruscitti. Poi Fabio Grosso va all' Angolana di Ortega (oggi tecnico della Fermana) nei dilettanti fino al gennaio ' 98, quando lo acquista il Chieti (eterno rivale della sua città), C2. Passa la stagione successiva al Teramo che non crede nè in lui nè in Bellè (oggi all' Ancona) e ritorna nel Chieti, in cui nell' ultimo campionato vince i playoff contro Prato e Teramo e approda in C1. Undici gol in tutto, da trequartista. Il resto della storia è una rapida trasformazione tattica e il tifo personale di Gaucci che, tra qualche mese, magari, lo rivenderà a 5 miliardi. «Mi ha fatto tanto piacere la sua telefonata - ammette -. Mi ha detto di continuare così. In estate mi aveva proposto un contratto di 5 anni, ma poi di comune accordo abbiamo preferito limitarci a 3. Nel Perugia sono diventato un esterno, ho davanti un orizzonte nuovo». E ora tocca a Cosmi: vallo a raccontare a Milanese... Alessio D' Urso Nato a Roma nel ' 77 Gli inizi a Pescara Fabio Grosso, centrocampista del Perugia, è nato a Roma il 23 gennaio del ' 77. Ha esordito in serie A il 26 agosto scorso nella sfida persa 4-1 a San Siro contro l' Inter. Vanta 8 presenze e 1 gol (alla Fiorentina). L' esterno ha iniziato la carriera nel vivaio del Renato Curi di Pescara (Dilettanti), passando poi alla prima squadra. Ha giocato anche con Angolana e con Chieti e Teramo in C2.
D' Urso Alessio


La metamorfosi di Grosso il signor nessuno che è diventato Cabrini
di Riccardo Signori

Chissà cosa avrà pensato e sentito? Avrà davvero visto tutto, come dice la sua mamma? La signora Jessica garantisce: «Quando nascerà, in settembre, non dovrò raccontargli nulla: ha visto e sentito tutto». Il bambino sta nel pancione di Jessica Repetto, moglie di Fabio Grosso, quel ragazzo dal sinistro incantato. Mentre papà segnava un gol che non si sarebbe mai sognato, loro stavano lassù sulla tribuna di Dortmund. Lei abbracciata alla confraternita delle signore d’Italia, un po’ nervosa, un po’ eccitata, con il bimbo che allungava i calcetti per dirle: o stai ferma o mi fai capire.
Chi ricorda i tempi eroici di Sampdoria e Pescara (dove giocava suo padre) avrà capito che Jessica è una che nel calcio c’è nata e deve proprio trovarsi bene se ha sposato un calciatore. Ma un’avventura così, quando mai l’avrebbe immaginata. Avanti e indietro per gli stadi di Germania a scortare il marito e l’idea di vederlo vincere: lui così taciturno e un po’ intimidito. Ed ora il più amato dagli italiani. La signora si è negata solo le due partite di Kaiserslautern. «Troppo faticoso arrivarci col pancione», ha raccontato. Ma si dev’essere pentita mica poco quando, in tv, ha visto il marito infilarsi in area e finir per terra contro gli australiani con tanto di rigore che ha spedito l’Italia in semifinale. Cosa ci siamo persi, avrà detto al bambino suo. Invece la sorte ha voluto compensare la famigliola. Grosso si è fatto sempre più Cabrini e sempre meno recluta. Contro gli australiani aveva acceso la fiammella della sua personalità, contro i tedeschi ha illuminato il cammino della storia azzurra dell’ultima decade.
Talvolta il destino sceglie i suoi eroi e questo ragazzo sta a pennello nella parte. Era nato per sopravvivere nel calcio, era nato per sopravvivere allo scetticismo generale in questa nazionale: pareva che la maglia gli fosse troppo larga, il mondiale una storia più grande di lui. Ora se la gode. Fra silenzi e toni bassi. Figlio dell’Italia dei semplici: papà abruzzese e mamma romana, entrambi impiegati alle poste, lui nato a Roma ventotto anni fa perché così voleva la mamma. Le mamme hanno sempre diritto di parola in queste cose ed anche Jessica ha deciso di far nascere il bimbo a Pescara, nei pressi di quella spiaggia, il Bagno Venere, dove lei e lui si sono conosciuti. Sembra una vita fa. Grosso quattro anni fa non aveva più di 40 milioni in banca, il primo stipendio da professionista sembrava una miniera d’oro: 150 milioni di lire. Ed, invece, adesso... la settimana prossima comincerà a contare i due milioni di euro che Moratti e l’Inter gli passeranno come stipendio.
La sua storia è come un fiore che sboccia: dapprima un po’ nascosta, racchiusa in un bocciolo finché qualcuno non lo annaffia, magari lo trapianta. Così è stato: quel giocare prima nella squadra dilettantistica intitolata a Renato Curi, poi i tre anni in serie C2 tra Chieti e Teramo, infine l’approdo a Perugia. Lo ha scoperto Luciano «Boom Boom» Gaucci, un tipo eccessivo in tutto, ma con occhio fino. Grosso non finisce mai di dirgli grazie. «Gli sarò sempre grato, sennò chissà dove sarei adesso». Lo ha svezzato Serse Cosmi che, tra un gorgoglio rauco e un rimbrotto, si è chiesto perché mai quel ragazzo dovesse giocare da trequartista. Prova sulla fascia. E il Cabrini del 2000 prese forma. Con il Perugia ha segnato un discreto gruzzolo di gol (otto) perché il piede è niente male. A Palermo, in circa 90 partite tra serie A e B, ne ha realizzati solo due, uno per serie. Ora si è risvegliato. L’Inter è entrata nella sua vita subito, esordio in A col Perugia a San Siro e bella scoppola: 4-1. È stato solo un arrivederci. Ora Moratti lo ha pagato 6,5 milioni di euro. Ieri giornalisti spagnoli e d’altre parti chiedevano: «Ma questo Grosso chi è?». Forse non lo sapevamo neppure noi. C’è mancata la risposta, che più tardi è arrivata da lui: «Uno che ha atteso tutta una vita per vivere una serata così». ( :wub: )
(Fonte: www.ilgiornale.it)
 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 22:02




(2 agosto 2006) Gazzetta dello Sport
Rispunta Grosso: «E' Inter senza limiti»


Il campione del mondo sta per ripartire con la nuova maglia: «Il Mondiale mi ha insegnato che non bisogna contenere le ambizioni. Sono pronto a entrare in un gruppo di campioni, punto al massimo»
L' ultimo invito è arrivato dalla comunità italiana di New York. Gli hanno proposto un giorno a Manhattan. Da eroe. Nella sua Pescara, invece, lo hanno già incoronato. Feste in piazza, cortei. Passione allo stato puro. Un abbraccio talmente soffocante da costringerlo a rifugiarsi per qualche ora in un albergo. LE NONNE La seconda carriera di Fabio Grosso è una scoperta quotidiana. «La cosa divertente è che sono entrato nel cuore dei ragazzi ma anche delle nonne. Un amore trasversale». Deve ancora abituarsi a una vita in copertina. A chi lo guarda incuriosito. A chi gli chiede un autografo o una foto ricordo. A chi lo abbraccia. Senza aggiungere altro. In Costa Smeralda, con la moglie Jessica e alcuni amici fidati, è stato ogni giorno sotto i riflettori. «Ho retto bene tutte queste attenzioni perché non mi sento un divo. Ero e resto una persona semplice. Il titolo mondiale non mi ha cambiato. E poi, in fondo, la fatica della popolarità è anche piacevole. A volte mi chiedo quanto durerà. Un mese? un anno? E' come vivere dentro a un bel sogno. Non vorresti mai svegliarti». L' ADRENALINA In vacanza ha rivisto spesso il calcio di rigore che ha regalato il Mondiale all' Italia. «E ogni volta l' adrenalina saliva come se venissi catapultato indietro, al 9 luglio. A volte chiudevo gli occhi al momento del tiro».( :wub: ) A casa conserva i filmati con le registrazioni delle partite dell' Italia. «Le rivedrò tutte. Al momento giusto. Quando sono sbarcato in Sardegna l' idea era quella di staccare la spina. Di pensare solo a rilassarmi insieme a mia moglie e ai miei amici. Ma, come accendevo la televisione, rispuntava "quel" rigore. Un piacevole tormentone». Una promessa, però, l' ha rispettata: niente pallone fino a quando si presenterà in ritiro. Neppure una piccola partita a calcetto. Lippi e la nazionale lo hanno completamente saziato. UOMO COPERTINA «Niente calcio, solo tennis. Cambia lo sport ma non cambia l' approccio agonistico: studio l' avversario e, poi, cerco di chiudere il colpo. Un' opera di logoramento tipica di chi non è un pallettaro ma non è neppure perfetto nei colpi di volo». Grosso è stato l' uomo copertina in Germania. Tre momenti lo hanno eletto a protagonista: il rigore conquistato contro l' Australia, il gol durante il supplementare contro la nazionale di Klinsmann e, infine, il rigore che ha gelato Barthez e la Francia. «Non saprei fare una classifica delle mie partite più belle. E' stato tutto bello. Ascoltando la gente capisco che abbiamo regalato delle emozioni indimenticabili. Io ho dato il mio contributo». Prodezze che lo hanno fatto entrare nella squadra dei personaggi-simbolo dello sport mondiale. Il vecchio Grosso non esiste più. NUOVE RESPONSABILITA' La Coppa alzata a Berlino lo carica di nuove responsabilità. «Avverto che l' atmosfera intorno a me è cambiata. Tutti mi guardano con occhi diversi e pretenderanno di rivedere sempre in campo il giocatore ammirato durante i mondiali. Non sono spaventato da questa nuova realtà. L' importante è restare se stessi. Con i propri pregi e i propri difetti. Io sono Fabio Grosso, non Pelè. Ma sono felice se, magari solo per un secondo, qualche tifoso abbina il mio nome a uno di quei campioni che, nella storia del calcio, hanno fatto la differenza». CAPELLI A ZERO Comincia a ragionare da fuoriclasse. Un altro passo importante per la sua seconda vita sportiva. Grosso ha capito che deve rimettersi in gioco. La prossima sfida si chiama Inter. Uno scudetto da «rivincere» sul campo, dopo quello che i saggi hanno consegnato a tavolino al patron Moratti. «Sono pronto a entrare in un gruppo dove ci sono tanti campioni. E sono deciso a ottenere il massimo. Lo scudetto? Il mondiale mi ha insegnato che non bisogna porsi limiti. Una società prestigiosa come l' Inter non deve porsi limiti». Si presenterà a Mancini con un nuovo look. «Prima delle vacanze mi sono tagliato i capelli a zero. Era una scommessa legata al risultato del Mondiale. Che giudizio ha dato mia moglie di questo nuovo look? Positivo. Ma lei mi vede con gli occhi dell' amore. Comunque i capelli lentamente stanno già ricrescendo. A proposito: tutti mi hanno riconosciuto anche se ero senza capelli». ( ^_^ )STOP ALLE GUERRE Ancora poche ore poi, il pallone tornerà al centro della sua vita. L' Inter, la Champions, la nuova nazionale di Donadoni. Con il suo amico-procuratore Antonelli cercherà di non farsi travolgere anche dagli sponsor che vogliono abbinare ai loro prodotti l' urlo di gioia in quella notte magica di Berlino. Grosso di sicuro non tradirà la sua immagine di ragazzo semplice che, d' incanto, si è trovato dentro a una favola. Si può essere divi senza vivere da divi. «Mi raccomando, faccia un' intervista soft. Non esageri con i complimenti». Non è cambiato. Di sicuro non si è montato la testa. Il titolo di campione del mondo gli permette, però, di far sentire la sua voce dove serve. Nel campo della solidarietà, a esempio. O nelle battaglie sociali. «Bello l' appello dell' Inter per fermare tutte le guerre» dice, convinto. Moratti ringrazia. E lo aspetta a braccia aperte.
Calamai Luca

...è sempre, sempre, sempre il migliore!!!!!!!!!!!!!! :wub:
 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 22:27




(23 novembre 2006) Gazzetta dello Sport

In campo contro il cancro «Mandate un sms per aiutare la ricerca»


di Fabio Grosso «U n gol per la ricerca» è uno slogan efficace, ma ancora di più, forse, mi piace la frase che lo accompagna: «Oggi tifiamo tutti per la stessa squadra». E' un po' come quando tutta l' Italia, lo scorso luglio, aveva in testa solo la Nazionale che sarebbe diventata campione del mondo, ed era come una gigantesca famiglia che aveva i brividi solo per quella maglia azzurra. La squadra di cui parliamo oggi è quella che si occupa della ricerca sul cancro, uno dei grandi mali dei nostri tempi: per mia fortuna ne ho sempre avuto una conoscenza solo indiretta, ma capita comunque di ascoltare così tante storie tragiche che è impossibile far finta di niente. Impossibile soprattutto per noi, che siamo personaggi pubblici e possiamo approfittare proprio di queste circostanze per dare un aiuto e un sostegno davvero concreti: non solo con contributi personali, ma anche aderendo ad un' iniziativa come quella della giornata dedicata alla ricerca sul cancro. Le mie, le nostre parole probabilmente potranno essere ascoltate con un' attenzione più particolare. E allora il mio messaggio è semplice, ma anche molto chiaro: siccome un SMS può salvare la vita, per una volta usiamo il display e i tasti del nostro telefonino pensando prima agli altri che a noi stessi. Così, fra tanti messaggini superflui che ci capita di inviare, ne scriveremo uno davvero con il cuore. Il mondo del calcio si mobilita per la lotta contro il cancro. Sabato 25 e domenica 26 novembre i giocatori di serie A e B scenderanno in campo per ricordare ai tifosi di dare il loro aiuto a favore dell' Airc. Tutti possono contribuire mandando un sms al 48545: sono 2 euro per la ricerca.
Grosso Fabio

come si fa a non essere fiere di lui????! :wub:
 
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merigd
view post Posted on 10/11/2008, 22:49




(6 aprile 2008) Gazzetta dello Sport

Grosso «Italia non mi manchi Juve? Ora no, domani...»


«Con l' Inter un addio anomalo Ma adesso a Lione sto meglio»
DAL NOSTRO INVIATO ANDREA ELEFANTE LIONE (Francia) L' uomo il cui Mondiale 2006 fu definita una delle dieci imprese perfette della storia dello sport. L' uomo che in Australia era più odiato di Bin Laden; che contro la Germania segnò - disse la Fifa - il 4° gol più bello di quel mese; che liberò l' urlo dell' Italia, tutta l' Italia, campione del mondo. Che ha ballato un solo anno con l' Inter e oggi vive e gioca leggero a Lione. Di quell' uomo, Fabio Grosso, oggi si parla poco, infinitamente meno rispetto ad allora. Un po' anche perché lui, per scelta, parla pochissimo. Quasi mai. Grosso, ma lei se li rivede ogni tanto quei gol? «Raramente: non serve. E' come se li avessi dentro gli occhi. Non mi hanno cambiato la vita perché sono lo stesso uomo e lo stesso giocatore, ma sensazioni così non me le porterà via mai nessuno. Un Mondiale vinto è l' apice: a meno che non organizzino una sfida fra pianeti...». Ha mai più giocato bene come in quel mese? «In alcune partite forse anche meglio, se è per questo». Ma si può diventare «schiavi» di un grande Mondiale? «Io mi sento liberissimo. Come sempre, dopo una cosa bella o brutta, sono ripartito: per salire un altro gradino. Sapendo che arrivare non è facile, ma confermarsi è ancora più difficile». E' stato così difficile confermarsi all' Inter? «Ero arrivato per starci degli anni, ho detto addio dopo un anno, e non mi era mai successo in nessuna squadra. Di sicuro non è stato il migliore anno della mia carriera: qualcosa non è andato, è ovvio». Già, e cosa? «Non mi interessa fare polemiche: non ne ho fatte la scorsa estate, figuriamoci mesi dopo. Non mi interessa parlar male di qualcuno, esaminare cose che non ho capito, sapere perché ho giocato o non ho giocato certe partite, perché non sono mai riuscito ad aver un po' di continuità: non lo so, non mi pesa. E' altro, a rendermi felice». Cioè? «Qui sto meglio rispetto a come stavo un anno fa: ho trovato subito quello che non avevo trovato all' Inter». Cosa non le manca, adesso? «A Lione sei in una grande squadra, ma per certe cose - dico così per esemplificare - è come essere al Chievo. Professionalità senza ossessioni: sembra tutto più soft. Campo di allenamento stracolmo di tifosi ma non vola una mosca, stadio sempre pieno, ma mai qualcuno che ci abbia rotto le scatole». Certe pressioni erano uno peso? «Al contrario, mai sofferto per questo. Non è sollievo, è una constatazione: certi impegni, importanti, si possono affrontare anche con un' altra mentalità e in un altro clima. Al calcio italiano manca un pizzico di serenità: qui mi è saltato all' occhio». Dell' Italia non le manca proprio nulla? «Ho sciolto in fretta i punti interrogativi sul cambio di certe abitudini, mie e della mia famiglia: oggi non ho rimpianti». Com' è cambiata la sua vita di tutti i giorni? «Nulla di così diverso: calcio e famiglia. Certo, qui esco di casa ed entro in un parco dove vivono leoni, tigri, elefanti, giraffe, coccodrilli. Lo giro in bici con mio figlio Filippo sul seggiolino e Jessica (sua moglie, ndr) ci segue con i pattini. Non è male, mi creda». Con il francese come se la cava? «Ora capisco anche le battute e posso farle: aiuta, dentro lo spogliatoio». Ha cambiato anche modo di giocare? «No, anche se ora davanti ho Benzema e vicino Juninho e, visto che non sono mai stato un difensore puro, può capitare di essere un po' sbilanciati». Da quanto non tira un rigore? «Li batto in allenamento. Quello del Mondiale a loro è rimasto qui, e se mi capita di sbagliarne uno mi dicono: "Visto? Mica hai di fronte Barthez"». Il rimpianto punizioni continua? «All' Inter non riuscivo mai a batterle, qui c' è Juninho e figuriamoci: è giusto che siano tutte sue». Un giocatore che ruberebbe al Lione? «Benzema ha tutto. Però, in un arco di tempo ridotto, Ben Arfa è il più forte che abbia mai visto nella mia carriera: per sfondare gli manca ancora la continuità». Vale più uno scudetto nel Lione da straniero o uno scudetto dell' Inter sul campo dopo una vita? «Il sapore di un campionato vinto è sempre lo stesso: io ricordo ancora quello di Eccellenza con la Renato Curi, o quelli con il Chieti e con il Palermo». In Italia rivince l' Inter? «L' Inter sta davanti e ha giocatori importanti, ma ha perso per strada qualche punto di troppo e ora sarà dura perché la Roma sa giocare partite eccezionali: mi pare ancora tutto in gioco. Però io sono nato a Roma, sono di parte...». E questo corteggiamento della Juve? «Qualunque interessamento del genere è un motivo di orgoglio, ma nel Lione sto bene, con il Lione ho un contratto importante per altri tre anni e quando penso ad un futuro più lontano, mi dico che non mi dispiacerebbe la Liga».( :cry: :pianto: ) E se la Juve le facesse un' offerta irrinunciabile? «Nel calcio non si sa mai: quello che pensi o si dice oggi, può essere smentito due mesi dopo». Fra due mesi inizia l' Europeo: Grosso si è «ripreso» anche la Nazionale? «E' un obiettivo e lo sarà anche provare a vincere. Abbiamo una forza in più: quella che ci ha fatto vincere il Mondiale, perché lo spirito e la forza del gruppo sono rimasti». Manca solo Lippi: se ne riparla, lo sa? «Io di Lippi posso dire solo cose belle. Ma già parlo poco: figuriamoci se parlo di cose che non competono a me». Io mai più come al Mondiale? A volte anche meglio, se è per questo. Chi ruberei al Lione? Benzema ha tutto, ma Ben Arfa, in un arco di tempo ridotto, è il più forte mai visto *** sulla Francia ha detto *** sui compagni *** Questa è una grande squadra, ma è un po' come al Chievo: professionalità senza ossessioni. E mi sono accorto che al calcio italiano manca un pizzico di serenità
Elefante Andrea

:wub:
 
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k1tty93
view post Posted on 11/11/2008, 18:34




bellissimi articoli glassie !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ...raga ..ma l'articolo sull' AIRC l'ha scritto fabio ??????...che commuovente :cry:
 
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merigd
view post Posted on 11/11/2008, 20:15




si si lo ha scritto lui!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :wub:
 
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k1tty93
view post Posted on 11/11/2008, 20:17




oddioooooo che bravo !!!!!!!!!!!!!! dovrebbe fare lo scrittore !!!!!!!!!! :wub: :wub: :wub:
 
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merigd
view post Posted on 11/11/2008, 20:20




eh magari quando smetterà di giocare.....in fondo anche Gattuso ha scritto un libro, perchè Fabio non dovrebbe???! che bello sarebbe leggere un libro scritto da lui... ^_^
 
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234 replies since 23/8/2008, 10:58   4700 views
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