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Le donne odiavano il jazz; e anche i rigori

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serenab
icon4  view post Posted on 20/2/2011, 19:38




Questa è una vecchia intervista (luglio 2006) di Giorgio Repetto, padre di Gessica, non so se sia già stata postata o se potra interessarvi, comunque eccola qua :)


Le donne odiavano il jazz; e anche i rigori


Le donne odiavano il jazz; e anche i rigori. Tutto il mondo era all’Olympiastadion, per vedere il penalty di Grosso che avrebbe tinto d’azzurro il Mondiale. Miliardi di persone, tranne due; che pure stavano lì. Erano Gilda Repetto e Loredana Grosso, suocera e madre dell’uomo simbolo del torneo. Quando hanno visto il genero e figlio avviarsi al dischetto, si sono sedute, la testa fra le mani, per non guardare. «Poi hanno sentito e capito» racconta Giorgio Repetto, padre di Jessica, che tra qualche mese regalerà a Fabio Grosso una gioia ancora più grande della Coppa del Mondo. Il suocero del neocampione è stato calciatore pure lui, nella Sampdoria povera ma bella degli anni Settanta. Lavagnese, è tifoso doriano fin da piccolo: «Ogni quindici giorni, andare a Marassi nella Sud per me era un rito, ma mio padre non voleva che diventassi calciatore. Così, quando facevo i tornei regionali giovanili, partivo da casa con scarpe normali e con quelle finiva che giocavo. Mi è capitato perfino con le Clarks».
Era attaccante, Repetto. Nel suo Doria ha giocato poco; con la valigia del calciatore ha girato l’Italia, fermandosi a Pescara. «Mia figlia ha conosciuto Fabio quando ancora erano ragazzi. Poi è quanto di più lontano dallo stereotipo della moglie del calciatore: si è laureata in matematica e fisica a 23 anni, già insegna al liceo scientifico. Anche lui, pur avendo fatto carriera, non ha nulla del divo. E’ sempre stato un ragazzo serio e lo rimarrà. I suoi amici sono ancora quelli della prima gioventù e del Chieti, che per seguirlo a Berlino hanno affittato due camper».
Per favore, mi lasci nell’ombra diceva l’Ingegnere al suo intervistatore: così Repetto a chi scrive, consapevole di come la vita di Grosso sia cambiata per sempre. «Certo, fra qualche anno - ammette - gli azzurri di Berlino saranno come quelli di Madrid e di Italia-Germania 4-3. Ma sono cose che riguardano lui, io sono una persona discreta. Sono osservatore del Chievo per l’Abruzzo, ma non ho sfruttato il mio ruolo quando Fabio anni fa era senza contratto».
«Così - prosegue - da un lato sono orgoglioso di essere stato in squadra con Lippi, ma dall’altro mi dava fastidio che la cosa venisse ricordata, perché poi qualcuno avrebbe potuto fare delle ironie sulla convocazione di Fabio. E dire che Marcello non lo vedo da quasi vent’anni, l’ultima volta a Coverciano, aveva appena lasciato il Siena in D e stava andando alla Carrarese. Ecco, lui e mio genero hanno in comune l’esserselo sudato davvero, tutto quello che hanno avuto». Il Grosso di Dortmund e Berlino sarà per sempre come il Rivera dell’Azteca, il Tardelli del Bernabeu. «Ma non cambierà. E’ arrivato in alto perché ha carattere e umiltà, oltre che naturalmente grandi doti tecniche. Io, quel rigore, non avevo paura che lo sbagliasse».
I Repetto, come i Grosso e - alla fin fine - tutti noi, non hanno ancora ben chiaro l’accaduto. «Se penso a quanti bimbi hanno provato a dare calci a un pallone. Tutti da piccoli sogniamo di giocare in A, pochissimi ci riescono... figuriamoci arrivare a un Mondiale, in finale, vincerla, magari segnando». Gli italiani, dal 1930, sono 49. Ma in gol sono andati solo in dodici: Orsi, Schiavio, Colaussi, Piola, Rossi, Tardelli, Altobelli, Materazzi e gli altri quattro rigoristi di Berlino. «Ci vorrà tempo - dice Repetto - per abituarsi all’idea, ma riguarderà Fabio e non noi che gli stiamo attorno».
«E comunque - conclude - io alle emozioni sono abituato. Ho avuto la fortuna e l’onore di essere compagno di squadra di Suarez, mai visto giocare uno come lui, non sapevo se dargli del tu o del lei. Ricorderò per sempre quel 4-4 a San Siro, ero in panchina. Prese palla a sinistra, finta a Bertini, tunnel a Bedin, simula il tiro incrociato e invece punta il primo palo. Persino gli interisti applaudirono, se ci penso è come se fosse ieri». Ieri, invece, è come se fosse già anni fa: Suarez, eletto migliore giocatore spagnolo del Novecento, mai ha vinto un Mondiale. Come Cruijff, Hidegkuti, Rivera, Zico, Platini (però, come parla...). Grosso invece sì. «Questione di fortuna. Molto spesso però, e questo Mondiale lo ha dimostrato, la fortuna sa scegliere. I piedi, alla fin fine, ce li hanno in tanti. Ma è il cuore che vince, è la testa».



^_^
 
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